Violette, Paule, Emille Marie, nasce a Parigi nel 1893, figlia del barone Pierre Jacques Morris e di Elisabeth Marie Antoinette "Betsy" Sakakini. A soli 15 anni partecipa al campionato di Francia di nuoto libero, arrivando quinta nella gara di 8 chilometri, unica concorrente femminile. Prima di compiere 17 anni, inizia a praticare la boxe, battendo anche avversari maschi. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, è già un'atleta completa, specializzata nel lancio del peso e del disco, oltre a giocare a calcio e correre in bicicletta e in moto. Durante la guerra, si arruola nel gruppo delle staffette motociclistiche della Croce Rossa e partecipa alla battaglia della Somme nel febbraio 1915, ma nel maggio 1916, sul fronte di Verdun, contrae una pleurite che la costringe a una lunga degenza in ospedale. Dopo essersi ripresa, continua la sua carriera sportiva e si sposa, dedicandosi a varie discipline agonistiche.
Il suo motto diventa: “Quello che un uomo fa, Violette può farlo”. Diventa un'asso del volante, campionessa di volo a vela, istruttrice di lotta greco-romana e infallibile tiratrice con l'arco. Tra il 1921 e il 1924, raggiunge una grande notorietà anche fuori dalla Francia. Divorzia nel 1923 e si dedica completamente allo sport, eccellendo in molte discipline. Alta 1,66 metri e pesante 68 chili, ha una forza e resistenza incredibili nonostante fumi quattro pacchetti di sigarette al giorno. Si aspetta di essere selezionata per i Giochi Olimpici del 1928, i primi aperti anche alle donne, ma nel 1927 la FFSF le rifiuta il rinnovo della licenza per "oltraggio al pudore" a causa del suo comportamento apertamente omosessuale e del suo abbigliamento maschile.
Nonostante le sue proteste e un ricorso in tribunale, Violette viene esclusa dai Giochi e si dedica alle corse automobilistiche. Tuttavia, il suo seno voluminoso la ostacola, così decide di farselo rimuovere. Nel 1934, durante un soggiorno in Germania, ascolta Hitler e ne rimane affascinata, apprezzando il potere del nuovo ordine nazista. Viaggia frequentemente in Germania e nel 1936 partecipa ai Giochi di Berlino, dove viene contattata dai Servizi di Sicurezza del Reich per diventare una spia.
La sua attività di spia cresce di importanza con l'avvicinarsi della guerra. Si dice che Violette fornisca ai tedeschi i piani del carro Somua di Renault. Anche l'MI5 britannico tenta di reclutarla come agente doppio, ma senza successo. Con l'occupazione nazista della Francia, Violette collabora con i tedeschi e supervisiona gli interrogatori degli agenti segreti inglesi catturati. Si unisce alla banda Lafont, nota per le sue torture contro i resistenti.
Le informazioni ottenute da Violette sono così preziose che le viene affidato il compito di reclutare spie nella Resistenza. Partecipa allo smantellamento di gruppi di resistenza e alla cattura di agenti del SOE britannico. Considerata estremamente pericolosa, viene ordinata la sua eliminazione. Il 26 aprile 1944, viene uccisa in un'imboscata organizzata dai partigiani sulla strada d'Epaignes. Nonostante tenti di difendersi, viene crivellata di colpi.