Appena scesi dall'aereo, capiamo subito di trovarci di fronte a un'ondata di caldo eccezionale anche per Lisbona. La mancata fila d'attesa per un taxi ci fa capire che la città sta ripartendo molto lentamente dopo l'emergenza sanitaria. Non piove, non è mercoledì e non siamo a Cesena, ma Lisbona ci appare immediatamente come una città ferita: i turisti sono pochi e si aggirano per le stradine della Baixa come dei fuggiaschi. Largo de São Domingos - un tempo teatro di un terribile pogrom antiebraico - pullula di ubriachi, di disperati, di senzatetto, mentre i tassisti sbadigliano stancamente nell'attesa di clienti che non arrivano.
001 - Saint Dominic’s Square
Suono a più riprese il campanello della Casa do Alentejo ma nessuno mi apre: è lunedì, sono chiusi - mi avvisa la gentile buttadentro del bar di fronte. Così finiamo a cenare in un grazioso ma anonimo ristorante. Bacalhau e vinho verde prima di tornare a piedi verso piazza Saldanha e di mettermi a correggere un esame universitario sul quale una ex alunna, brava ma poco zelante, mi ha chiesto un parere in serata.
003 - Old moorish quarter in Lisbon
Consiglio letterario per la prima sera:
- Valle de Figueiredo - Bruno Vieira Amaral, Cidade suspensa. Lisboa em estado de emergência (2020)
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