Da un paio di settimane, ho la fortuna di seguire un corso di fotografia nella scuola in cui insegno. Il relatore si chiama Simone Ludovico e potete vedere alcuni dei suoi lavori qui: http://www.simoneludovico.it/
Siccome si è creato davvero un buon gruppo tra i partecipanti al corso, ho pensato di riassumere le linee fondamentali dei temi trattati in ogni lezione, anche per consentire a me stesso di riordinare bene le idee. Se Simone o qualche mio compagno di corso dovessero riscontrare delle inesattezze, me lo comunichino e provvederò a correggere gli errori.
Un po' di storia
La camera oscura è una scatola completamente buia all'interno. Se si pratica un piccolo foro su una parete, sulla base del principio aristotelico della propagazione rettilinea della luce, sulla parete opposta si formerà un'immagine del soggetto inquadrato, rovesciata e con i dati invertiti.
Dal XV secolo in poi, si iniziarono a costruire dei baldacchini che permettevano di utilizzare il principio della camera oscura per le rappresentazioni pittoriche.
Tramite un tipo di carta fotosensibile, oggi si possono fissare queste immagini che prendono il nome di immagini stenopeiche. Il nome inglese di questa tecnica è pinhole photography e l'ultima domenica di aprile di ogni anno si festeggia a livello mondiale il pinhole day (nel 2016 sarà il 24 di aprile - cfr. http://pinholeday.org/)
La più antica fotografia conservata (Point de vue du Gras) risale al 1826 e fu scattata da Nicéphore Niépce (1765-1833) dal primo piano della sua casa-laboratorio di Le Gras. È stata impressa su una lastra di peltro, resa sensibile alla luce da un'emulsione a base di bitume, e per realizzarla sono state necessarie otto ore d'esposizione.
Il vero inventore della fotografia moderna è universalmente considerato Louis Daguerre (1781 - 1851). Daguerre, utilizzando delle lastre di rame ricoperte da uno strato argenteo fotosensibile, riuscì a ridurre notevolmente i tempi di esposizione, che scesero a intorno ai 10/15 minuti. Tuttavia occorre ricordare che, in questa fase, la fotografia si limitò soltanto ad essere una mera imitazione e un semplice supporto della pittura.
Il fotografo inglese Roger Fenton (1829 - 1869) è stato il primo ad attribuire alla fotografia una funzione completamente nuova, grazie al suo lavoro di reporter svolto dal marzo al giugno del 1855 durante la guerra di Crimea. Fenton era in missione ufficiale per conto del governo britannico, pertanto si limitò a fotografare gli aspetti "accettabili" della guerra con l'intento di difendere la politica estera del proprio paese.
Nel 1891 nacque la pellicola di celluloide avvolta in rulli, che semplificò notevolmente il lavoro dei fotografi.
Nel 1904 sulla rivista Camera Work, fondata da Alfred Stieglitz, comparve per la prima volta la locuzione straight photography, in opposizione alla corrente del pittorialismo e, in generale, a ogni forma di manipolazione dell’immagine estranea alle specificità del mezzo. Ebbe il suo centro nevralgico negli Stati Uniti, in relazione alla diffusione della fotografia documentaria, alla nascita della figura del fotoreporter e alla crescente attenzione dell’opinione pubblica per le grandi questioni sociali.
Lewis Hine (1874 – 1940) utilizzò la macchina fotografica come strumento per promuovere riforme sociali, in particolare nell’ambito del lavoro minorile. Nel 1930 gli fu commissionata la documentazione dell’opera di costruzione dell’Empire State Building, nel corso della quale ritrasse gli operai in precarie condizioni di lavoro e privi di strumenti di sicurezza.
Paul Strand (1890 – 1976), altro autorevole rappresentante della straight photography, lavorò anche in Italia, dal 1953 al 1955, insieme a Cesare Zavattini: a Luzzara, un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, realizzarono insieme il reportage Un paese, che raccontava l’aspetto socio-politico di un borgo contadino nell’Italia del dopoguerra.
Il Gruppo f/64 fu fondato da Ansel Adams (1902 – 1984) nel 1932 al fine di riunire alcuni fotografi appartenenti alla corrente della straight photography. Il nome del gruppo di riferisce alla minima apertura di diaframma nello scatto di una fotografia e, conseguentemente, alla massima profondità di campo. Questi autori concentrarono il proprio operato sugli stimoli forniti dall’attualità e dalla società, benché Adams si dedicasse, al contrario, principalmente alla fotografia di paesaggio, essendo un grande amante dei parchi nazionali americani. I suoi scatti ci mostrano una tecnica perfetta e una nitidezza assoluta dell’immagine.
Negli anni Trenta, grazie anche agli influssi estetici del Surrealismo francese, ci si trovò di fronte alla nascita di un’avanguardia fotografica, caratterizzata da vere e proprie icone del genere quali Man Ray (1890 – 1976), rappresentante puro dell’estetica dadaista e surrealista, e Alexandr Mijáilovich Rodchenko (1891 – 1956), famoso per i suoi tagli obliqui e i suoi punti di vista inconsueti. Con l’avvento dello stalinismo e nell’ottica di un’estetica di stato, Rodchenko fu accusato di eccessivo formalismo stilistico per aver dato troppa importanza alla forma a scapito del contenuto. Proprio per questo stile troppo “occidentale” inviso al regime, nel 1933 gli fu ordinato di ritrarre soltanto eventi di stato.