L'Arles da sempre sognata, l'Arles dei quadri di Vincent Van Gogh e della course camarguaise ci si spalanca davanti agli occhi in un assolato giorno di fine luglio. Stiamo tornando dalla Catalogna e facciamo una sosta per riposarci e respirare l'atmosfera dei Rencontres de la Photographie.
Scrisse Joseph Roth nel 1925: «l'intera città ha qualcosa della fredda e antica serenità di un chiostro, e molto della pietra nativa e del marmo vivente. Le pareti, i muri, i monumenti e le rovine diventano vivi soltanto dopo secoli, e sempre più vivi col trascorrere del tempo. Le mura antiche diventano più sonore ogni anno che passa...». In novant'anni, quelle mura non sono soltanto diventate sonore, ma anche luminose e cariche di immagini, così ci viene un'idea forse folle, forse bizzarra: perché non costruire una piccola serie metafotografica che esprima tutta la forza comunicativa dei manifesti che inondano Arles per pubblicizzare le mille iniziative dei Rencontres?
Ve la presentiamo così: come una breve rassegna luminosa ed estiva, ma anche rude e trasandata, un riflesso di quello che ci ha lasciato la nostra Arles, nell'attesa che anche l'avanguardia si trasformi un giorno in cultura ufficiale e si meriti uno strappo deciso.
La colonna sonora che accompagna lo slideshow è una magnifica canzone di Don McLean, Vincent.
http://www.lucaquadrio.it/arles/slideshow
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