Luca Quadrio Photography: Blog https://www.lucaquadrio.it/blog en-us (C) Luca Quadrio Photography (Luca Quadrio Photography) Thu, 19 Jan 2023 19:07:00 GMT Thu, 19 Jan 2023 19:07:00 GMT https://www.lucaquadrio.it/img/s/v-12/u434098244-o848371930-50.jpg Luca Quadrio Photography: Blog https://www.lucaquadrio.it/blog 98 120 Alla scoperta del mondo sensuale della fotografia di Brassaï https://www.lucaquadrio.it/blog/2023/1/alla-scoperta-del-mondo-sensuale-della-fotografia-di-brassai Brassaï, pseudonimo di Gyula Halász, è stato uno dei più grandi fotografi del XX secolo, noto soprattutto per le sue iconiche immagini della notte parigina e delle prostitute della città.

Nato in Transilvania nel 1899, si trasferì a Parigi nel 1924, dove iniziò a fotografare la città di notte, catturando l'atmosfera unica e misteriosa delle strade e dei quartieri popolari. Le sue fotografie mostrano una Parigi sconosciuta a molti: una città piena di vita notturna, artisti, prostitute e personaggi eccentrici. Brassaï ha saputo catturare l'essenza della città in modo unico, creando immagini che risultano allo stesso tempo romantiche e crude.

41 - Brassaï41 - Brassaï

Uno dei suoi lavori più famosi è la serie Paris de nuit (1932), in cui ritrae gli ultimi della città delle luci con una delicatezza e una comprensione umana unica. Queste immagini ci mostrano un lato di Parigi che di solito non vediamo, e ci fanno capire come persino le prostitute fossero parte integrante della vita notturna della città.

42 - Brassaï42 - Brassaï

La sua capacità di catturare l'atmosfera della metropoli è straordinaria e le sue fotografie sono spesso caratterizzate da un forte contrasto tra luci e ombre, che crea un alone surreale e misterioso. Le sue immagini della vita notturna di Parigi sono tra le più iconiche del suo lavoro e ci mostrano angoli della città che sono nel contempo oscuri e magici, e rappresentano un omaggio al potere della fotografia.

42 - Brassaï42 - Brassaï

Brassaï era dotato di una capacità unica di catturare l'essenza dei suoi soggetti e i suoi ritratti notturni nei caffè parigini sono allo stesso tempo intimi e dirompenti per la borghesia benpensante degli anni Trenta. 

43 - Brassaï43 - Brassaï

Brassaï è stato un fotografo straordinario che ha saputo catturare l'essenza di Parigi in modo unico; le sue immagini ci mostrano una città piena di vita, mistero e bellezza, e sono ancora oggi considerate tra le più importanti della storia della fotografia.

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(Luca Quadrio Photography) anni bianco brassaï e foto fotografia francia immagini nero parigi trenta https://www.lucaquadrio.it/blog/2023/1/alla-scoperta-del-mondo-sensuale-della-fotografia-di-brassai Thu, 19 Jan 2023 19:06:22 GMT
Lisbona, libro di bordo - 15 luglio 2020 https://www.lucaquadrio.it/blog/2021/4/lisbona-libro-di-bordo---15-luglio-2020 Facciamo colazione alla Brasileira con una bola de Berlim, un pão de ló al cioccolato e due caffè più o meno elaborati, poi scendiamo a piedi verso il Rossio dove ci aspetta Antonio, la nostra guida per il tour a piedi del centro della città. Siamo davvero in pochi: noi due, due signore di Ferrara che stanno facendo il Grand Tour del Portogallo con lo zaino in spalla e un'educata famiglia di Crema. Antonio è bravo, ci presenta le storie e i luoghi più caratteristici della Baixa e del Chiado, così decidiamo di prenotare un tour a pagamento attraverso l'Alfama. Tuttavia, il caldo è opprimente e rimandiamo il tutto a domani.

002 - Rossio Square002 - Rossio Square

La parte più interessante che ci proponiamo di rivedere da soli è quella del Convento do Carmo, una chiesa gotica distrutta parzialmente durante il grande terremoto del 1755, ora trasformata in un piccolo museo archeologico. Pranziamo con due macedonie di frutta ai Grandi Magazzini del Chiado, ben ricostruiti dopo il disastroso incendio del 1998, poi torniamo in albergo: il sole è a picco sopra i tetti di Lisbona e il bianco delle calçadas ne riflette ulteriormente i raggi, aumentando la sensazione di caldo.

008 - Ruins of the Convent of Our Lady of Mount Carmel008 - Ruins of the Convent of Our Lady of Mount CarmelLisbon, Portugal - July 21, 2020: the Convent of Our Lady of Mount Carmel is a former Catholic convent located in the civil parish of Santa Maria Maior, municipality of Lisbon, Portugal. The medieval convent was ruined during the sequence of the 1755 Lisbon earthquake, and the destroyed Gothic Church of Our Lady of Mount Carmel on the southern facade of the convent is the main trace of the great earthquake still visible in the old city.

Alla sera decido di portare mia madre nel mio porto sicuro enogastronomico, A Baiúca do Bairro Alto. Ceno qui dal 1998 e la cucina della signora Júlia - che adesso ha passato il testimone alla figlia - rappresenta l'essenza della cucina popolare lusitana. Superfluo dire che non ci sono piatti per stomaci deboli: ceno con un antipasto di formaggio di capra, olive e burro all'aglio, prima dell'immancabile bacalhau com natas, capolavoro assoluto del ristorante di dona Júlia Ferreira. Un Macieira e una passeggiata di ritorno all'albergo accompagnano la mia digestione.

 

Consiglio letterario per la terza sera:

- José Cardoso Pires, Lisbona. Libro di bordo (1997)

 

 

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(Luca Quadrio Photography) cardoso cattedrale covid foto fotografia immagini letteratura lisbona pires portogallo rossio turismo viaggio https://www.lucaquadrio.it/blog/2021/4/lisbona-libro-di-bordo---15-luglio-2020 Sat, 03 Apr 2021 10:05:19 GMT
Lisbona, libro di bordo - 14 luglio 2020 https://www.lucaquadrio.it/blog/2020/8/lisbona-libro-di-bordo---14-luglio-2020 Al mattino attendiamo invano che i bar aprano e che i ragazzi del tour italiano arrivino. Nel primo caso ci basta aspettare le nove per mangiare due ottimi pastéis de nata in un piccolo bar della rua Augusta. Siamo meno fortunati nel secondo perché Antonio, contattato telefonicamente, rimanda l'appuntamento al mattino seguente. Così decidiamo di salire a piedi verso la cattedrale dove Sérgio, un simpatico ragazzone dal fortissimo accento brasiliano, ci illustra le meraviglie che può portarci a vedere con il suo tuk-tuk. Un giro di un'ora costa settanta euro, ma per noi sessanta, "o anche cinquanta, se è un problema di soldi". Capiamo così che il problema di soldi è suo e di tanti suoi colleghi che hanno investito discrete somme avendo presente la sconsiderata esplosione turistica della Lisbona pre-Covid. È stato tutto spazzato via in pochi mesi e questo desolante panorama fa davvero male. L'aspetto positivo, egoisticamente parlando, è che la città è molto più godibile del solito.

007 - Lisbon Cathedral007 - Lisbon Cathedral

Saliamo a piedi verso il castello di São Jorge che subito si configura come una rapina a mano armata. Guardiani sgradevoli e dieci euro per entrare in quello che sostanzialmente dovrebbe essere un parco pubblico: qualche angolo caratteristico, qualche bel giardino, un'eccellente vista sulla Baixa ma nulla di più. 

004 - St. George's Castle004 - St. George's Castle

Scendiamo nella canicola con il proposito di non cadere nella trappola dei buttadentro dei locali del centro, ma falliamo miseramente nel nostro intento. L'unico aspetto positivo è che ci imbattiamo nella facciata modernista in ferro battuto del vecchio Animatógrafo do Rossio, uno dei primi cinema della città oggi trasformato in uno spazio dove far esibire lascive ballerine da peep show.

005 - Old cinema in Lisbon005 - Old cinema in Lisbon
Alla sera riusciamo finalmente a cenare alla Casa do Alentejo. Il menu è ridotto perché il ristorante ha riaperto da poco dopo l'emergenza sanitaria, ma i pochi clienti vengono ricevuti nel salone nobile delle feste, dove il protagonista di Requiem si recava a un appuntamento. Le razioni sono smisurate e scopriamo quanto è buona la sericaia con gelato, ovviamente servita in una porzione destinata a uccidere sul nascere qualsiasi tentativo di dieta.

006 - Luxury restaurant in LIsbon006 - Luxury restaurant in LIsbon
 

Consiglio letterario per la seconda sera:

- Antonio Tabucchi, Requiem (1991)

 

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(Luca Quadrio Photography) cattedrale covid foto fotografia immagini letteratura lisbona portogallo postcovid rossio tabucchi turismo viaggio https://www.lucaquadrio.it/blog/2020/8/lisbona-libro-di-bordo---14-luglio-2020 Sat, 29 Aug 2020 13:28:28 GMT
Lisbona, libro di bordo - 13 luglio 2020 https://www.lucaquadrio.it/blog/2020/8/lisbona-libro-di-bordo Appena scesi dall'aereo, capiamo subito di trovarci di fronte a un'ondata di caldo eccezionale anche per Lisbona. La mancata fila d'attesa per un taxi ci fa capire che la città sta ripartendo molto lentamente dopo l'emergenza sanitaria. Non piove, non è mercoledì e non siamo a Cesena, ma Lisbona ci appare immediatamente come una città ferita: i turisti sono pochi e si aggirano per le stradine della Baixa come dei fuggiaschi. Largo de São Domingos - un tempo teatro di un terribile pogrom antiebraico - pullula di ubriachi, di disperati, di senzatetto, mentre i tassisti sbadigliano stancamente nell'attesa di clienti che non arrivano. 

001 - Saint Dominic’s Square001 - Saint Dominic’s Square

Suono a più riprese il campanello della Casa do Alentejo ma nessuno mi apre: è lunedì, sono chiusi - mi avvisa la gentile buttadentro del bar di fronte. Così finiamo a cenare in un grazioso ma anonimo ristorante. Bacalhau e vinho verde prima di tornare a piedi verso piazza Saldanha e di mettermi a correggere un esame universitario sul quale una ex alunna, brava ma poco zelante, mi ha chiesto un parere in serata.

003 - Old moorish quarter in Lisbon003 - Old moorish quarter in Lisbon

Consiglio letterario per la prima sera:

- Valle de Figueiredo - Bruno Vieira Amaral, Cidade suspensa. Lisboa em estado de emergência (2020)

 

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(Luca Quadrio Photography) covid foto fotografia immagini letteratura lisbona portogallo postcovid turismo viaggio https://www.lucaquadrio.it/blog/2020/8/lisbona-libro-di-bordo Mon, 24 Aug 2020 18:05:04 GMT
Città strana, Berlino https://www.lucaquadrio.it/blog/2019/1/berlino Parigi è sempre Parigi, ma Berlino non è mai Berlino (Jack Lang, politico francese)

Città strana, molto strana, Berlino. C'ero stato venticinque anni fa, per cui mi ricordo ancora una radura al posto della Potsdamer Platz, che adesso mi è parsa davvero irriconoscibile. Berlino non è una città, non lo è mai stata: è piuttosto un agglomerato di città diverse che hanno conservato le proprie caratteristiche peculiari e le proprie anime, anche dopo l'unione urbana avvenuta soltanto nel 1923.

34 - Potsdamer Platz34 - Potsdamer Platz

Berlino Ovest è una gabbia surreale: coloro che sono all'interno, sono liberi (György Ligeti, compositore ungherese)

Berlino possiede l'irresistibile fascino di tutte le città divise: immagino che Gerusalemme, Mostar o Sarajevo mi darebbero le stesse sensazioni. Oggi il Muro non c'è più, ma la sua presenza si percepisce ancora nell'anima della città, oltre che nelle parti sopravvissute all'abbattimento, sia quelle rese vivaci dalla East Side Gallery sia quelle mantenute nel loro stato originale come in Bernauer Strasse.

40 - Berlin Wall40 - Berlin Wall 36 - Berlin Wall Memorial36 - Berlin Wall MemorialBerlin, Germany. December 31, 2018. Street view of Berlin Wall Memorial

Berlino è una città condannata per sempre a diventare e mai ad essere (Karl Scheffler, critico d'arte)

L'elemento che colpisce immediatamente il viaggiatore è il continuo divenire di questa città così affascinante e contraddittoria, sempre sospesa tra il passato sopravvissuto alle bombe alleate e il presente che l'ha resa una città assolutamente moderna, grazie anche all'intervento dei migliori architetti del mondo. Credo che il Bundestag, con la propria struttura neo-rinascimentale sormontata dalla cupola di Norman Foster, ne sia la perfetta rappresentazione.

37 - Bundestag37 - Bundestag

38 - Bundestag38 - Bundestag

Berlino è la più grande stravaganza culturale che si possa immaginare (David Bowie)

Infine c'è stata la vera rivelazione dei miei giorni a Berlino: il tour di tre ore e mezza dedicato a David Bowie (se avete mezza giornata libera, vi consiglio di prenotarlo sul sito Berlin Music Tours). La guida aveva un'eccellente preparazione non solo sulla storia di Bowie a Berlino e degli Hansa Studios, ma su quella della città negli anni del Muro. Aiutandosi con un ottimo apparato fotografico, è riuscito a ricostruire in modo eccellente (e a trasmetterci) il clima dell'epoca.

In conclusione, Berlino non si può decisamente definire "bella" (e nemmeno lo potrebbe essere, a causa della propria storia recente), ma è un luogo assolutamente affascinante, una città da scoprire giorno dopo giorno. Dopo quasi una settimana molto intensa, sono tornato con l'idea di averla conosciuta meglio, ma dubito che sia esattamente così... 

39 - Neues Ufer Café39 - Neues Ufer CaféBerlin, Germany. December 30, 2018.

Bibliografia: 

- Stig Dagerman, Autunno tedesco, ed. Iperborea 

Norbert Schürer, Berlino, ritratto di una città, ed. Odoya

- Gianluca Falanga, Non si può dividere il cielo. Storie dal muro di Berlino, ed. Carocci

 

Discografia:

- Ute Lemper, Paris Days Berlin Nights, ed. Steinway & Sons

- David Bowie, Low, ed. Parlophone UK

- Nick Cave, Your Funeral... My Trial, ed. EMI

 

Filmografia: 

- Uli Edel, Christiane F. - Noi I ragazzi dello zoo di Berlino (1981)

- Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino (1987)

- Florian Henckel von Donnersmarck, Le vite degli altri (2006)
 

 

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(Luca Quadrio Photography) berlino film foto fotografia germania immagini libri musica storia https://www.lucaquadrio.it/blog/2019/1/berlino Wed, 09 Jan 2019 19:16:07 GMT
Storia di un impiegato https://www.lucaquadrio.it/blog/2018/12/storia-di-un-impiegato Il nuovo tour di Cristiano De Andrè

Ieri sera ho assistito alla prima data del nuovo spettacolo di Cristiano De Andrè, dedicata a "Storia di un impiegato", il concept-album pubblicato da suo padre nel 1973. Per l'ennesima volta Cristiano ha dato dimostrazione di essere un ottimo polistrumentista, pur non raggiungendo le geniali vette compositive di Fabrizio.

La prima parte del concerto - durato nel complesso oltre due ore - è stata dedicata alla presentazione dell'album. Non aspettatevi una riproposizione pedissequa dell'originale: i musicisti sul palco hanno dato vita a quarantacinque minuti di opera rock assolutamente moderna, con sonorità elettroniche a tratti eccessive e con una regia assolutamente innovativa, grazie anche alle immagini che scorrevano sullo sfondo bianco del palco.

31 - Cristiano De Andrè - Live in Fontaneto31 - Cristiano De Andrè - Live in FontanetoFontaneto d'Agogna, Italy. November 30, 2018. Cristiano De Andrè performs live during his new project "Storia di un impiegato" Al termine della prima sezione del concerto, Cristiano ha offerto un'ampia selezione di brani tratti soprattutto da Le Nuvole e Anime Salve, gli ultimi due album pubblicati da suo padre, che hanno ancora una volta confermato la straordinaria modernità di Fabrizio De Andrè che - a partire dagli anni Ottanta - ha fatto un notevole salto di qualità anche dal punto di vista musicale.

32 - Cristiano De Andrè - Live in Fontaneto32 - Cristiano De Andrè - Live in FontanetoFontaneto d'Agogna, Italy. November 30, 2018. Cristiano De Andrè performs live during his new project "Storia di un impiegato" La risposta del suo pubblico è sempre basata sul coinvolgimento assoluto e sulla partecipazione collettiva, nonostante la location decisamente infelice (una piscina coperta da sedie da ricevimento).  Un ultimo plauso va fatto ai tecnici del suono e delle luci, che sono riusciti a creare uno spettacolo gradevole di ottimo livello.

TOP 3 della serata:

1) Giugno '73 (anche perché offerta come ennesimo bis fuori programma)

2) Disamistade (perché cantata con un'intensità emotiva fuori dal comune)

3) Verranno a chiederti del nostro amore (piano solo)

33 - Cristiano De Andrè - Live in Fontaneto33 - Cristiano De Andrè - Live in FontanetoFontaneto d'Agogna, Italy. November 30, 2018. Cristiano De Andrè performs live during his new project "Storia di un impiegato"

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(Luca Quadrio Photography) cristiano de andrè fontaneto d'agogna foto fotografia immagini lucalivemusic musica storia di un impiegato tour 2018 https://www.lucaquadrio.it/blog/2018/12/storia-di-un-impiegato Sat, 01 Dec 2018 14:40:14 GMT
Robert Doisneau e la fotografia umanista https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/9/robert-doisneau-e-la-fotografia-umanista Robert Doisneau e la fotografia umanista

Dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018, il broletto di Pavia ospiterà un'ampia collezione delle opere di Robert Doisneau, eccellente fotografo la cui produzione, a mio parere, è stata offuscata dalla fama conquistata presso il grande pubblico da un'unica immagine, Le Baiser de l'hôtel de ville

Nato in un comune della Valle della Marna nel 1912, Doisneau fu uno dei principali rappresentanti della fotografia umanista, che affondava le proprie radici nell'impegno sociale della Francia del Front Populaire e che si consolidò come genere internazionale dopo il 1945. Pur non configurandosi mai come un movimento codificato da un manifesto, la fotografia umanista raggiunse insolite vette di lirismo che la resero universalmente fruibile da ogni tipo di pubblico: il suo culmine è sicuramente da identificare con l'esposizione The family of man, curata da Edward Steichen e inaugurata al MoMA di New York nel 1955. 

Tra le fotografie meno note di Doisneau, adoro in particolare Les bouchers mélomanes, la Villette. Scattata nel 1953, ritrae un semplice frammento di vita quotidiana senza introdurre l'uso di alcun artificio: due macellai in pausa dal loro lavoro ascoltano rapiti la musica di una fisarmonica suonata da una donna all'interno di un bistrot

30 - Les bouchers mélomanes30 - Les bouchers mélomanes

© Atelier Robert Doisneau

Oggi non facciamo altro che cercare un'estrema nitidezza dell'immagine, anche abusando degli ultimi ritrovati tecnologici: così può arrivare a spiazzarci completamente una foto storta, con un fuoco assolutamente morbido, ma dotata di un lirismo talmente straordinario da riuscire a trasformarla in poesia.

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Per tutte le informazioni sulla mostra di Pavia, potete fare riferimento a http://www.doisneaupavia.com

Per un quadro esaustivo dell'opera di Robert Doisneau, consultate http://www.robert-doisneau.com/en/

 

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(Luca Quadrio Photography) doisneau foto fotografia immagini pavia storia https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/9/robert-doisneau-e-la-fotografia-umanista Mon, 11 Sep 2017 11:48:49 GMT
Les amants d’un jour https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/5/les-amants-d-un-jour Les amants d’un jour

Robert Capa e Ingrid Bergman si incontrarono per la prima volta a Parigi all'inizio del 1945 e, qualche settimana più tardi, si ritrovarono in una Berlino sommersa dalle macerie. In quell'inferno ebbe inizio la loro storia d'amore e proprio a quei giorni risale una famosa foto di Carl Goodwin che ritrae l'attrice seduta in una vasca da bagno rotta trovata tra i detriti: l'idea era stata proprio di Capa, che considerava uno scoop poter fotografare la Bergman (seppur vestita) in una vasca, ma purtroppo i rullini da lui scattati in quella occasione andarono perduti e così oggi rimane solo questa immagine a testimoniare il "dietro le quinte" di quella scena.

29 - Ingrid Bergman in una vasca da bagno29 - Ingrid Bergman in una vasca da bagno

© Carl Goodwin - Collection Capa/Magnum Photo - All rights reserved

I due amanti si trasferirono a Hollywood, ma il fotografo ungherese faticò ad ambientarsi in quel mondo artefatto: nell'aprile del 1946, Robert Capa fece così ritorno a New York. Ingrid Bergman gli fece visita il mese successivo, ma appariva ormai chiaro a tutti che una relazione duratura sarebbe stata impossibile: i loro destini erano troppo lontani e Capa sembrò quasi sollevato quando il suo lavoro lo costrinse a tornare in Europa. Quella primavera segnò così la fine del loro amore breve ma intenso; Ingrid lo capì e scrisse a un'amica: "ci stiamo bevendo le ultime bottiglie di champagne".

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(Luca Quadrio Photography) 1945 bergman berlino capa fotografia guerra hollywood immagini new york https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/5/les-amants-d-un-jour Wed, 31 May 2017 17:58:40 GMT
Josef Koudelka https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/4/josef-koudelka Lo zingaro della fotografia

Strana storia quella di Josef Koudelka: nato a Boskovice, una piccola cittadina morava, il 10 gennaio del 1938, si è laureato in ingegneria nel 1961, ma ha iniziato subito a lavorare come fotografo di scena per una piccola compagnia teatrale di Praga. Per uno strano caso della vita, il più nomade tra i fotografi del Novecento ha cominciato la propria carriera praticando uno dei più statici generi fotografici che esistano.

Già un paio di anni più tardi, Koudelka sposta il proprio centro di interesse sui gitani della Slovacchia e ne ritrae ogni momento di gioia, di dolore e persino di morte. Il suo è uno sguardo attento, mai invasivo, spesso sospeso nello spazio e nel tempo: così il popolo al quale il regime comunista aveva fatto interrompere il viaggio con la forza, si consegna allo sguardo umano della sua macchina fotografica e trasferisce a Koudelka stesso la poesia dell'eterno cammino.

27 - Josef Koudelka - Slovacchia 196327 - Josef Koudelka - Slovacchia 1963

Adesso il nomade è lui e lo diventerà a tutti gli effetti nel 1970, quando chiederà asilo politico al Regno Unito in seguito all'occupazione sovietica della Cecoslovacchia dell'agosto del 1968 (che ritrasse direttamente in alcuni dei suoi scatti più celebri). Resterà apolide fino al 1987, quando otterrà la cittadinanza francese e quando avrà ormai attraversato l'Europa intera per ritrarre fino negli angoli più remoti del continente le gens du voyage.

Il suo sguardo andrà lentamente staccandosi dal realismo quasi essenziale e austero dell'inizio degli anni Sessanta per assumere tonalità metafisiche, quasi surreali, come possiamo vedere in questa foto scattata in Francia nel 1973.

28 - Josef Koudelka - Francia 197328 - Josef Koudelka - Francia 1973 Oggi Koudelka, giunto alla soglia degli ottant'anni, vive tra Parigi e Praga, ma continua a girare l'Europa in lungo e in largo per fotografare i paesaggi di questo nostro meraviglioso continente. Le sue immagini rimangono un inno alla vita e al ritmo lento dello scorrere del tempo. Perché, in fondo in fondo, la vita è comunque un viaggio, una festa, un eterno Ederlezi.

Sa o Roma babo babo
Sa o Roma o daje
Sa o Roma babo babo
Herdeljezi, Herdeljezi
Sa o Roma daje.

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(Luca Quadrio Photography) ederlezi foto fotografia gitani immagini koudelka storia viaggio zingari https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/4/josef-koudelka Thu, 06 Apr 2017 18:47:36 GMT
Una foto, una storia https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/una-foto-una-storia La partenza di Nixon dalla Casa Bianca (9 agosto 1974)

Una foto può raccontare in modo esaustivo una storia? È un tema sul quale si dibatte fin dagli anni '20 e che, nei due decenni successivi, ha trovato una risposta nelle produzioni seriali delle grandi riviste d'informazione, prima fra tutte Life. Tuttavia, credo che ci siano immagini che riescono a trasmettere magnificamente l'emozione di un momento, suscitandola anche nell'osservatore. È il caso di questo scatto della statunitense Annie Leibovitz (1949), che ho avuto la fortuna di poter vedere esposto in una retrospettiva ospitata nel 2009 dalla Kunsthaus di Vienna.

In questa fotografia, l'elemento che predomina è l'assenza, che porta con sé una sensazione mista di sconforto e incertezza per il futuro. La stessa autrice l'ha descritta in più interviste come un'opera nata per puro caso, per l'intuizione di un momento. Siamo nel cortile della Casa Bianca di Washington il 9 agosto del 1974: giornalisti e fotografi delle agenzie di tutto il mondo sono riuniti per l'addio del presidente Richard Nixon, che ha rassegnato le proprie dimissioni in seguito al suo provato coinvolgimento nello scandalo Watergate. Per la prima volta nella storia gli Stati Uniti hanno un presidente dimissionario e le immagini televisive dell'evento mostrano un atteggiamento assolutamente stridente con la realtà: appena prima che si chiuda il portellone dell'elicottero che lo porterà in California, infatti, Nixon si affaccia un'ultima volta con un sorriso di circostanza per mostrare le mani in segno di vittoria. Tuttavia, non c'è nessuna vittoria in vista: l'esercito sta smobilitando le truppe impegnate in Vietnam, la caduta di Saigon è imminente e il presidente ha dovuto abbandonare la carica ricoperto da ignominia e vergogna. Il futuro della più grande potenza mondiale appare più che mai incerto.

I corrispondenti delle più importanti testate nazionali ed internazionali si allontanano alla spicciolata e nel cortile rimangono solo il fotografo franco-algerino Jean-Pierre Laffont e Annie Leibovitz, che infatti scatteranno due foto praticamente identiche (a dire il vero, lo scatto di Annie Leibovitz ha un angolo di visuale molto più stretto che a mio parere ne incrementa l'aspetto sarcastico). L'immagine quasi comica di tre giovani militari intenti a riavvolgere il tappeto presidenziale e a evitare che i loro cappelli volino via per lo spostamento d'aria causato dall'elicottero di Nixon segna davvero la fine di un'epoca.

26 - Annie Leibovitz - Nixon’s Departure from White House26 - Annie Leibovitz - Nixon’s Departure from White House

© Annie Leibovitz, 1974. All rights reserved.

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(Luca Quadrio Photography) annie foto fotografia fotoreportage gionalismo immagini leibovitz nixon storia watergate https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/una-foto-una-storia Tue, 28 Feb 2017 13:59:01 GMT
Roger Fenton e la guerra di Crimea https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/roger-fenton-e-la-guerra-di-crimea Roger Fenton (1819 - 1869)

Guardando una magnifica immagine di tre sorelle persiane, pubblicata oggi sull'account Instagram del mio amico Andrea, mi sono ritrovato a pensare a quel modo manierista di fare fotografia caratteristico di alcuni artisti della seconda metà dell'Ottocento, così ho deciso di avvicinarvi un po' alla produzione di Roger Fenton, il primo reporter di guerra della storia della fotografia.

La gestione inglese della Guerra di Crimea (1853 - 1856), che vedeva impegnato l'Impero Russo contro un'alleanza composta da Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna, era stata ampiamente criticata in alcuni articoli del Times pubblicati alla fine del 1854. Per questo, un'iniziativa congiunta del Governo e della casa editrice Agnew & Sons di Manchester portò al finanziamento della spedizione fotografica di Roger Fenton, importante fotografo della corte vittoriana e amico personale della sovrana.

Fenton si fece costruire un carro fotografico e salpò alla volta della Crimea nel febbraio del 1855. Scattò circa 360 foto in condizioni particolarmente complicate, soprattutto a causa del caldo, della riconoscibilità del suo furgone - facile obiettivo dell'artiglieria russa - e della pesantezza dell'attrezzatura fotografica dell' epoca. 

25 - Roger Fenton - Guerra di Crimea25 - Roger Fenton - Guerra di Crimea

Purtroppo i suoi scatti non andarono mai oltre la fotografia di costume, dato che l'obiettivo del Governo era quello di minimizzare i devastanti effetti del conflitto al fine di non incendiare ulteriormente l'opinione pubblica contraria alla guerra. Così Fenton si limitò a fotografarne gli aspetti meno cruenti, non lasciando testimonianze di morti, feriti o distruzione e contribuendo a fornire un artefatto alone di normalità a ciò che normale non era per nulla.

24 - Roger Fenton - Guerra di Crimea24 - Roger Fenton - Guerra di Crimea

Rientrò a Londra quattro mesi dopo, vittima dell'epidemia di colera che si diffuse tra i soldati inglesi e passò gli ultimi anni della sua attività producendo immagini ispirate a una visione romantica del mondo islamico. Morì a Londra, appena cinquantenne, l'8 agosto del 1869.

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(Luca Quadrio Photography) crimea fenton foto fotografia fotoreportage guerra immagini reportage reporter spedizione https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/roger-fenton-e-la-guerra-di-crimea Tue, 21 Feb 2017 17:49:01 GMT
John Thomson - Gli striscianti (1877 circa) https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/john-thomson La fotografia e la riforma sociale

La seconda metà dell'Ottocento marca la nascita di una nuova tradizione fotografica: per la prima volta nella storia di questa giovane arte, l'obiettivo si sposta sui poveri. Tuttavia in molti casi anche famosi (primo fra tutti quello del fotografo svedese Oscar Gustave Rejlander) il ritratto della povertà non si esegue in maniera diretta e spontanea, ma si assiste a semplici riproduzioni di scene reali, ricostruite in studi fotografici. 

È negli anni Settanta del XIX secolo che, grazie al lavoro di John Thomson e Thomas Annan, si realizzano i primi esempi di fotogiornalismo. Vita di strada a Londra, pubblicato con cadenza mensile dal febbraio 1877 al febbraio 1888, grazie alle fotografie di Thomson e ai testi di Adolphe Smith, rappresenta un'efficace cronaca della difficile situazione dei poveri che vivono nella capitale inglese. Tra le immagini più evocative, si colloca senz'ombra di dubbio Gli striscianti:

23 - John Thomson - Gli striscianti23 - John Thomson - Gli striscianti

In questa immagine, balza subito all'occhio dell'osservatore il viso della donna affranto e vinto dalla stanchezza, un volto apparentemente troppo grande per il suo esile corpo. Avvolto in un cencio, il bambino sembra addormentato. L'immagine della donna seduta con un bambino in grembo richiama inevitabilmente alla mente dell'osservatore le innumerevoli Madonne con Bambino della tradizione cristiana, trasferendole però in un ambiente marginale, che le trasforma in una triste parodia dell'originale.

L'immagine viene stampata con la tecnica della woodburytipia, un nuovo metodo di riproduzione che permette di creare immagini dotate di dettagli fortemente nitidi, che conferiscono loro un notevole realismo (come si può vedere nel viso della donna segnato dal tempo e dalle avversità e nel muro di mattoni delineato con estrema precisione). Completano il desolante quadro una teiera e una tazza abbandonate in secondo piano, simbolo dell'assoluta assenza di cibo per gli strati più deboli della popolazione. 

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(Luca Quadrio Photography) fotogiornalismo fotografia inghilterra londra ottocento poveri riforma sociale thomson woodburytipia https://www.lucaquadrio.it/blog/2017/2/john-thomson Sun, 05 Feb 2017 13:45:23 GMT
Raccontare per immagini https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/6/raccontare-per-immagini Raccontare per immagini

Si avvicina la fine dell'anno scolastico ed arriva il momento dei bilanci. Sono stati mesi intensi, complicati, stancanti, ma quest'anno posso dire di aver lavorato davvero in un ambiente positivo e propositivo. I ragazzi mi hanno fatto dannare a volte, ma nel complesso sono stati bravi e mi hanno consentito di lavorare in un clima sereno. 

In quest'ambiente propositivo, come ormai già sapete, ho avuto modo di frequentare anche un interessante corso di fotografia, che mi ha tenuto impegnato nei giovedì del secondo quadrimestre. Si è creato un gran bel gruppo, grazie alla pazienza del teacher Simone Ludovico e alla simpatia delle mie compagne di corso. Abbiamo lavorato su temi diversi, ci siamo confrontati sul nostro modo di intendere e di fare fotografia e, alla fine, abbiamo prodotto un bel po' di foto.

Martedì 7 giugno, alle ore 18, nel cortile dell'Istituto Cairoli di Pavia, inaugureremo la nostra mostra (che sarà visitabile fino al 25 giugno). Se verrete a farci visita, troverete i miei scatti e quelli di undici ragazze di ogni età che hanno deciso anche loro di provare a raccontare per immagini. Vi aspettiamo.

22 - Raccontare per immagini22 - Raccontare per immagini

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(Luca Quadrio Photography) cairoli esposizione foto fotografia immagini ludovico mostra pavia raccontare simone https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/6/raccontare-per-immagini Sat, 04 Jun 2016 10:21:31 GMT
Il tempo dei gitani https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/5/il-tempo-dei-gitani Il tempo dei gitani

Sono tornato da meno di ventiquattro ore dalla splendida Camargue e da due giornate animate da balli, canti e preghiere che hanno mischiato sacro e profano in un sincretismo straordinario. Lentamente mi sto rendendo conto di avere assistito a un evento assolutamente unico nel suo genere: il pellegrinaggio annuale dei gitani a Les Saintes Maries de la Mer. 

Credo che sia impossibile raccogliere in uno scritto tutte le intense emozioni vissute questa settimana, ma prometto che ci proverò. A parlare e a raccontarvi tutto quello che ho provato saranno principalmente le foto. Le sto ancora sistemando e selezionando, ma l'intenzione è quella di trasformare il ricordo di questi due giorni indimenticabili in un progetto editoriale che unisca il racconto scritto alle immagini: chissà se riuscirà davvero a prendere corpo...

Per il momento, vi saluto e vi lascio con il sorriso contagioso di queste due bimbe che sanno trasmettere al meglio lo spirito della festa.

Vivent les Saintes Maries! Vive Sainte Sara!

21 - Gypsy Girls21 - Gypsy GirlsGypsy's Pilgrimage - Les Saintes Maries de la Mer

 

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(Luca Quadrio Photography) camargue foto fotografia francia gitani immagini pellegrinaggio saintes maries de la mer https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/5/il-tempo-dei-gitani Thu, 26 May 2016 20:36:06 GMT
Lezioni di fotografia - parte terza https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-terza Tecnica fotografica - Il triangolo dell'esposizione

Quando premiamo il pulsante di scatto sulla nostra macchina fotografica, per un breve intervallo di tempo la luce attraversa l'obiettivo e colpisce il sensore fissandosi in un'immagine. Pertanto, scattare una foto significa catturare la luce che proviene dalla scena che stiamo inquadrando. La misura della quantità di luce che colpisce il sensore è detta esposizione.

I parametri che regolano l'esposizione sono tre:

1) Apertura (o diaframma): indica la dimensione dell'apertura del diaframma, che si trova all'interno dell'obiettivo, nel momento in cui si scatta la foto (maggiore è l'apertura, maggiore è la quantità di luce che entra). La numerazione degli f/ misura l'apertura del diaframma: più il numero è alto, più il diaframma è chiuso e maggiore è la profondità di campo. 

2) Tempo di esposizione: indica l'ampiezza dell'intervallo di tempo durante il quale l'otturatore rimane aperto (più è lungo l'intervallo di tempo, maggiore è la quantità di luce che entra).

3) ISO: indica la sensibilità del sensore alla luce.

A parità di luce, ad un'apertura del diaframma maggiore, corrisponde un tempo d'esposizione più breve. Se l'esposizione supera il trentesimo di secondo (1/30), di norma è necessario l'uso del cavalletto per ottenere risultati ottimali.

I tre parametri nel triangolo dell’esposizione sono strettamente legati tra loro. Infatti, per permettere che la stessa quantità di luce raggiunga il sensore possono essere utilizzate molteplici combinazioni di apertura, tempo di esposizione e ISO. Per esempio, quando aumentiamo il tempo di esposizione, possiamo ottenere la medesima esposizione diminuendo l’apertura e lasciando invariata l’ISO. Se invece aumentiamo l’ISO, potremo diminuire il tempo di esposizione lasciando invariata l’apertura, e così via. Tuttavia, non si tratta di un puro gioco aritmetico: infatti, la modifica dei tre parametri dell'esposizione comporta diversi risultati estetici nelle fotografie. Ad esempio, incrementare l’ISO provoca un aumento del rumore, che è più visibile quando nella foto sono presenti toni scuri (per esempio nelle scene notturne): l'aumento del rumore consiste in una sgranatura della foto, causata dalla comparsa di tanti pixel colorati nelle zone più scure della foto. Oppure, per ottenere uno sfondo sfocato, caratteritica di molti ritratti, si potrebbe decidere di aumentare l’apertura. Tuttavia, in una giornata particolarmente luminosa, rischieremmo di ottenere un'immagine sovraesposta.

In conclusione, occorre saper dominare bene i tre parametri che costituiscono il triangolo dell'esposizione al fine di poterli piegare alle nostre scelte estetiche.

 

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(Luca Quadrio Photography) cairoli esposizione foto fotografia immagini lezioni ludovico pavia scuola simone storia triangolo https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-terza Mon, 22 Feb 2016 10:05:39 GMT
Lezioni di fotografia - parte seconda https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-seconda Ancora un po' di storia

Come abbiamo già avuto modo di vedere nella lezione precedente, intorno agli Trenta ci furono fotografi che ruppero gli schemi tradizionali della composizione fotografica: questa fase coincise con la nascita delle avanguardie europee.

László Moholy-Nagy (1895 - 1946), T. Lux Feininger (1910 - 2011) e Otto Umbehr (1902 - 1980) appartennero all'avanguardia tedesca che ricevette il consistente apporto del Bauhaus nel problematico clima politico della Repubblica di Weimar. Questi fotografi utilizzarono formati e tecniche anticonvenzionali come la combinazione di fotogrammi e fotomontaggi al fine di combinare fotografia e tipografia. A tutto questo, aggiunsero inquadrature che offrivano punti di vista assolutamente inediti (dall'alto, dal basso, oblique).

13 - Moholy-Nagy, From the Radio Tower, Berlin 192813 - Moholy-Nagy, From the Radio Tower, Berlin 1928

László Moholy-Nagy, From the Radio Tower, Berlin 1928

Negli stessi anni, sulla scena parigina, irruppe un fotografo ungherese, André Kertész (1894 - 1985), che può essere considerato uno dei precursori della visione fotografica legata alla strada. La sua arte non si avvicinò mai a soggetti politici, ma si occupò sempre di rappresentare convenzionali scene urbane, conferendo un'incredibile importanza alla composizione. Le immagini di Kertész appaiono molto delicate anche dal punto di vista dell'uso della luce.

14 - Kertesz - Montmartre 192514 - Kertesz - Montmartre 1925

André Kertész, Montmartre 1925

La medesima attenzione estrema per la composizione delle immagini caratterizzò anche la fotografia umanista francese, che ebbe i suoi principali esponenti in Robert Doisneau (1912 - 1994), Willy Ronis (1910 - 2009) e Brassaï (1899 - 1984). Quest'ultimo lavorò molto sul tema della notte parigina della quale ritrasse anche gli aspetti più sordidi, come nel suo progetto fotografico Paris de nuit (1933).

15 - Doisneau - Les Baisers de l'Hotel de Ville15 - Doisneau - Les Baisers de l'Hotel de Ville

Robert Doisneau, Le Baiser de l'hôtel de ville (ca. 1950)

16 - Ronis - Le nu provençal - Gordes 194916 - Ronis - Le nu provençal - Gordes 1949

Willy Ronis, Le Nu Provençal, Gordes 1949

17 - Brassai - Paris at night17 - Brassai - Paris at night

Brassaï , Paris de nuit, 1933

Lontani dall'ovattata scena parigina, i maggiori fotografi statunitensi degli anni Trenta e Quaranta si occuparono soprattutto di fotografia documentaristica e sociale. La Farm Security Administration, istituita dal governo Roosevelt nel 1935, mirava a contrastare le devastanti conseguenze socioeconomiche della Grande Depressione (1929 - 1940) e i fotografi che lavoravano per essa avevano il compito di risvegliare l'opinione pubblica, mettendo a fuoco le problematiche delle classi sociali in difficoltà. In questo ambiente si svolse il lavoro di grandi maestri come Walker Evans (1903 - 1975) e Dorothea Lange (1895 - 1965).

18 - Walker Evans18 - Walker Evans

Walker Evans, Allie Mae Burroughs, 1936

19 - Dorothea Lange19 - Dorothea Lange
Dorothea Lange, Migrant Mother, 1936

Sempre nell'ambito del fotogiornalismo, va ricordata la fondazione - avvenuta nel 1947 ad opera di Robert Capa (1913 - 1954), Henri Cartier-Bresson (1908 - 2004) e David Seymour (1911 - 1956) - della prestigiosa agenzia Magnum Photos. Il segno caratteristico dei fotografi appartenenti all'agenzia sarà l'osservazione anche ironica della realtà, nel tentativo di mostrare gli aspetti insoliti ed il "dietro le quinte" dei grandi eventi. 

20 - Cartier Bresson - Coronation of King George VI20 - Cartier Bresson - Coronation of King George VI

Henri Cartier-Bresson, Coronation of King George VI, 1937

Infine, occorre ricordare anche qualche fotografo che si è dedicato alla cosiddetta street photography, la fotografia di strada che privilegiava l'istinto, le emozioni e la soggettività dell'artista. Uno dei principali esponenti di questa corrente fu Robert Frank (1924): molto vicino agli ambienti della beat generation, con il suo The Americans (1958) ruppe l'incantesimo di un'America perfetta. L'ideale del grande sogno americano si infranse nel corso del suo viaggio in auto nel cuore del paese.  Notevoli anche i lavori di Garry Winogrand (1928 - 1984), che predicava la necessità di non progettare il soggetto fotografico, e di Lee Friedlander (1934), conosciuto per le fotografie nelle quali ritrasse se stesso in modi insoliti, per esempio riflesso in vetrine o sotto forma d'ombra.

21 - Robert Frank21 - Robert Frank

Robert Frank, Trolley, New Orleans 1955

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(Luca Quadrio Photography) cairoli foto fotografia immagini lezioni ludovico pavia scuola simone storia https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-seconda Sat, 20 Feb 2016 12:56:56 GMT
Lezioni di fotografia - parte prima https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-prima Da un paio di settimane, ho la fortuna di seguire un corso di fotografia nella scuola in cui insegno. Il relatore si chiama Simone Ludovico e potete vedere alcuni dei suoi lavori qui: http://www.simoneludovico.it/

Siccome si è creato davvero un buon gruppo tra i partecipanti al corso, ho pensato di riassumere le linee fondamentali dei temi trattati in ogni lezione, anche per consentire a me stesso di riordinare bene le idee. Se Simone o qualche mio compagno di corso dovessero riscontrare delle inesattezze, me lo comunichino e provvederò a correggere gli errori.

 

Un po' di storia

La camera oscura è una scatola completamente buia all'interno. Se si pratica un piccolo foro su una parete, sulla base del principio aristotelico della propagazione rettilinea della luce, sulla parete opposta si formerà un'immagine del soggetto inquadrato, rovesciata e con i dati invertiti.

01 - Il principio della camera oscura01 - Il principio della camera oscura

Dal XV secolo in poi, si iniziarono a costruire dei baldacchini che permettevano di utilizzare il principio della camera oscura per le rappresentazioni pittoriche.

02 - La camera oscura utilizzata per dipingere02 - La camera oscura utilizzata per dipingere

Tramite un tipo di carta fotosensibile, oggi si possono fissare queste immagini che prendono il nome di immagini stenopeiche. Il nome inglese di questa tecnica è pinhole photography e l'ultima domenica di aprile di ogni anno si festeggia a livello mondiale il pinhole day (nel 2016 sarà il 24 di aprile - cfr. http://pinholeday.org/)

03 - Immagine stenopeica03 - Immagine stenopeica

La più antica fotografia conservata (Point de vue du Gras) risale al 1826 e fu scattata da Nicéphore Niépce (1765-1833) dal primo piano della sua casa-laboratorio di Le Gras. È stata impressa su una lastra di peltro, resa sensibile alla luce da un'emulsione a base di bitume, e per realizzarla sono state necessarie otto ore d'esposizione.
04 - Nicéphore Niépce - Point de vue du Gras04 - Nicéphore Niépce - Point de vue du Gras

Il vero inventore della fotografia moderna è universalmente considerato Louis Daguerre (1781 - 1851). Daguerre, utilizzando delle lastre di rame ricoperte da uno strato argenteo fotosensibile, riuscì a ridurre notevolmente i tempi di esposizione, che scesero a intorno ai 10/15 minuti. Tuttavia occorre ricordare che, in questa fase, la fotografia si limitò soltanto ad essere una mera imitazione e un semplice supporto della pittura.

05 - Louis Daguerre - Boulevard du Temple05 - Louis Daguerre - Boulevard du Temple

Il fotografo inglese Roger Fenton (1829 - 1869) è stato il primo ad attribuire alla fotografia una funzione completamente nuova, grazie al suo lavoro di reporter svolto dal marzo al giugno del 1855 durante la guerra di Crimea. Fenton era in missione ufficiale per conto del governo britannico, pertanto si limitò a fotografare gli aspetti "accettabili" della guerra con l'intento di difendere la politica estera del proprio paese.

06 - Roger Fenton - Militari inglesi in Crimea06 - Roger Fenton - Militari inglesi in Crimea

Nel 1891 nacque la pellicola di celluloide avvolta in rulli, che semplificò notevolmente il lavoro dei fotografi.

 

Nel 1904 sulla rivista Camera Work, fondata da Alfred Stieglitz, comparve per la prima volta la locuzione straight photography, in opposizione alla corrente del pittorialismo e, in generale, a ogni forma di manipolazione dell’immagine estranea alle specificità del mezzo. Ebbe il suo centro nevralgico negli Stati Uniti, in relazione alla diffusione della fotografia documentaria, alla nascita della figura del fotoreporter e alla crescente attenzione dell’opinione pubblica per le grandi questioni sociali.

 

Lewis Hine (1874 – 1940) utilizzò la macchina fotografica come strumento per promuovere riforme sociali, in particolare nell’ambito del lavoro minorile. Nel 1930 gli fu commissionata la documentazione dell’opera di costruzione dell’Empire State Building, nel corso della quale ritrasse gli operai in precarie condizioni di lavoro e privi di strumenti di sicurezza.

07 - Lewis Hine - Il lavoro minorile07 - Lewis Hine - Il lavoro minorile 08 - Lewis Hine - La costruzione dell'Empire State Building08 - Lewis Hine - La costruzione dell'Empire State Building

Paul Strand (1890 – 1976), altro autorevole rappresentante della straight photography, lavorò anche in Italia, dal 1953 al 1955, insieme a Cesare Zavattini: a Luzzara, un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, realizzarono insieme il reportage Un paese, che raccontava l’aspetto socio-politico di un borgo contadino nell’Italia del dopoguerra.
09 - Paul Strand - Un paese09 - Paul Strand - Un paese

Il Gruppo f/64 fu fondato da Ansel Adams (1902 – 1984) nel 1932 al fine di riunire alcuni fotografi appartenenti alla corrente della straight photography. Il nome del gruppo di riferisce alla minima apertura di diaframma nello scatto di una fotografia e, conseguentemente, alla massima profondità di campo. Questi autori concentrarono il proprio operato sugli stimoli forniti dall’attualità e dalla società, benché Adams si dedicasse, al contrario, principalmente alla fotografia di paesaggio, essendo un grande amante dei parchi nazionali americani. I suoi scatti ci mostrano una tecnica perfetta e una nitidezza assoluta dell’immagine.

10 - Ansel Adams - Garnet Lake10 - Ansel Adams - Garnet Lake

Negli anni Trenta, grazie anche agli influssi estetici del Surrealismo francese, ci si trovò di fronte alla nascita di un’avanguardia fotografica, caratterizzata da vere e proprie icone del genere quali Man Ray (1890 – 1976), rappresentante puro dell’estetica dadaista e surrealista, e Alexandr Mijáilovich Rodchenko (1891 – 1956), famoso per i suoi tagli obliqui e i suoi punti di vista inconsueti. Con l’avvento dello stalinismo e nell’ottica di un’estetica di stato, Rodchenko fu accusato di eccessivo formalismo stilistico per aver dato troppa importanza alla forma a scapito del contenuto. Proprio per questo stile troppo “occidentale” inviso al regime, nel 1933 gli fu ordinato di ritrarre soltanto eventi di stato.

11 - Man Ray11 - Man Ray 12 - Alexandr Rodchenko12 - Alexandr Rodchenko

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(Luca Quadrio Photography) cairoli foto fotografia immagini lezioni ludovico pavia scuola simone storia https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/lezioni-di-fotografia---parte-prima Mon, 15 Feb 2016 10:50:27 GMT
L'arte del bianco e nero https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/larte-del-bianco-e-nero Recentemente ho ritrovato, tra i RAW del viaggio in Catalogna della scorsa estate, un'immagine dell'acquedotto di Tarragona che avevo scartato alla prima scrematura delle foto da sviluppare. Era una giornata caratterizzata da una pessima luce e da un cielo quasi lattiginoso. Tuttavia mi dispiaceva non avere nessuna immagine di quel posto tanto particolare, così ho provato a svilupparla in bianco e nero e il risultato finale mi ha lasciato senza parole. 

Da quest'esperienza ho tratto un duplice insegnamento: 1) mai cancellare i RAW, a meno che non siano scatti palesemente errati ed inutilizzabili; 2) considerare il bianco e nero un'alternativa da studiare e da approfondire. Nel numero di dicembre di Landscape Photography Magazine, ho trovato questo interessante articolo di Martin Henson, dedicato all'arte del bianco e nero. Ve lo regalo nella mia pessima traduzione dall'inglese. 

Se siete interessati ai suoi lavori, li potete trovare su http://www.martinhensonphotography.co.uk       

 

     

 

L'arte del bianco e nero

In un mondo digitale e con un'attrezzatura che rende relativamente semplice produrre immagini a colori, la vera domanda da farsi è "perché scattare in bianco e nero?". La risposta è abbastanza ambigua, perché è comunque meglio scattare a colori per poi produrre immagini in bianco e nero. Scattando a colori, conserviamo i canali RGB che possono essere poi utilizzati per modificare l'aspetto dell'immagine al momento della conversione, così come accade utilizzando i filtri nel momento dello scatto.

 

Quando scattiamo foto in studio, abbiamo il totale controllo delle luci. Il fotografo di paesaggio non ha nessun altro controllo sulla luce, tranne la possibilità di scegliere il giorno giusto e il momento adatto per avere il tipo di luce necessario per realizzare suggestive immagini in bianco e nero. Giudicare quale sia il giorno giusto è difficile: i giorni con tempo variabile e con nubi ben definite sono buoni e possono creare luci vivaci sul terreno. Anche il momento del giorno è importante: la prima mattina e il tardo pomeriggio aggiungono forma e struttura alle nostre immagini.

 

Photoshop può ricreare diversi effetti filtro, ma è sempre meglio usare filtri reali al momento dello scatto. Sono tre i filtri che io uso nel mio lavoro: un polarizzatore, un filtro graduato ND e un filtro ND 10x (gli ultimi due sono quelli che uso più spesso). Il filtro graduato aiuta a bilanciare l'esposizione tra il cielo e la terra, proteggendo così tutte le luci più importanti. Il filtro ND 10x consente tempi di scatto più lenti, anche in giorni molto luminosi, per aggiungere un effetto di movimento alle nuvole e all'acqua. Il polarizzatore scurisce i blu, permettendo di abbassare il tono nella versione in bianco e nero, staccando maggiormente le nuvole dal resto del cielo - inoltre, rimuove i riflessi da alcuni oggetti.

 

Le macchine fotografiche possono essere digitali o a pellicola, ma non è il caso di impantanarci nella scelta. Alcune sono estremamente buone e, in fin dei conti, sono solo una scatola che ci serve a catturare la luce. È la lente che fa il lavoro più importante, pertanto bisogna essere bravi a scegliere quella più adatta al nostro stile. Non dobbiamo pensare che i grandangoli siano sempre la scelta migliore, anche i teleobiettivi sono ottimi per avvicinare scene distanti. Io uso obbiettivi Canon 17-40mm, 24-105mm e 100-400mm, tutte di qualità pro:  la dimensione del filtro è la stessa su ogni lente e questo mi rende la vita più semplice.

 

Abbiamo tutto l'occorrente e usciamo per scattare fantastiche foto di paesaggio: tuttavia, una volta arrivati a casa, ci rendiamo conto di aver scattato immagini banali. Pertanto, ci sentiamo frustrati per aver speso una fortuna in benzina ed aver sprecato del tempo che avremmo potuto utilizzare meglio nel pub sotto casa. La nostra ispirazione è svanita, poi vediamo altre immagini di grandi maestri del bianco e nero e ci deprimiamo ancora di più. La domanda è questa: che cosa è andato storto? Abbiamo il corredo necessario, abbiamo scelto con cura il posto dove scattare, ma il risultato non ci soddisfa.

 

La risposta a questo dilemma è duplice. Come abbiamo detto prima, abbiamo bisogno delle condizioni meteo ideali ma, cosa più importante, dobbiamo imparare a visualizzare in bianco e nero e a dimenticarci completamente del colore, compito non facile se non ci siamo abituati.

 

Quali sono gli elementi principali che rendono il bianco e nero così impressionante se eseguito correttamente? La gamma tonale, la struttura e il contrasto.  Se togliamo uno qualsiasi di questi elementi, il risultato finale ne soffrirà.

 

Gamma di toni: può essere grande o piccola, a seconda dell'intensità che vogliamo dare all'immagine. Le alte luci riducono i toni più scuri, rendendo l'immagine luminosa e allegra; le ombre riducono i toni più chiari, dando all'immagine un aspetto drammatico e inquietante. Dunque, è l'intera gamma di toni (dal puro bianco al nero) che ci permette di separare i dettagli nell'immagine.

 

Struttura: alcune immagini in bianco e nero che possiamo vedere su Internet soffrono moltissimo della mancanza di struttura e questo rende la foto confusa e piatta specialmente nelle ombre più scure. Aggiungere contrasto tonale nel momento della postproduzione aumenta i dettagli e rende la foto più interessante.

 

Contrasto: se l'immagine manca di contrasto, diventa piatta e noiosa da vedere, senza stacco nei toni.

 

Pertanto, la prossima volta che usciamo per scattare fotografie, cerchiamo di pensare e guardare il nostro soggetto in termini di luce, tono e struttura, e tentiamo di capire come essi influiranno sull'aspetto della nostra immagine. Scattiamo, torniamo a casa e, con tutti gli elementi necessari contenuti del nostro file, usiamo Photoshop e tutto ciò che esso ci offre per evidenziare questi aspetti cruciali. Tutto questo richiede pratica ed esercizio, ma, come ogni cosa nella vita, è soggetta a una curva di apprendimento.

 

Una volta che abbiamo appreso la tecnica di vedere la struttura e il contrasto creati dalla luce che cade sul soggetto o sulla scena, ci siamo aperti un nuovo mondo. I paesaggi sono fantastici, ma implicano viaggi a volte lunghi e possono deluderci, se il tempo cambia o se non è esattamente quello che ci aspettavamo di trovare.

 

Adesso è giunto il momento di diventare più espressivi e audaci; scattare controluce ci permette esattamente questo. Liberiamoci immediatamente da un pregiudizio: scattare controluce non danneggia né il sensore digitale né la nostra vista. Danneggeremmo i nostri occhi, se puntassimo un lungo teleobiettivo direttamente sul sole, pertanto sono le più basilari precauzioni e il buon senso che devono prevalere - i tempi di esposizione sono così corti che difficilmente vedremo la luce.

 

Quando scattiamo una fotografia con la luce alle nostre spalle, i toni ci sono tutti ma non sono marcati, le ombre cadono lontane dagli elementi fotografati, donandoci una bella immagine, ma che manca di profondità e di struttura. L'esatto contrario avviene quando scattiamo controluce. Il contrasto è incrementato e ci dona una grande profondità tonale e un bell'aspetto; anche la qualità strutturale aumenta notevolmente, donando un aspetto tridimensionale alla nostra immagine.

 

L'esposizione può essere difficile, dato che proteggere il dettaglio delle alte luci è vitale per la postproduzione. L'unico consiglio è quello di utilizzare una triplice esposizione (+1, 0, -1). Questo è un buon punto di partenza e molte macchine fotografiche, al giorno d'oggi, permettono addirittura cinque esposizioni differenti. In questo modo, avremo un esteso valore di esposizione nella nostra macchina e saremo in grado di scegliere gli scatti che conservano dettagli sia nelle alte luci sia nelle ombre, per poterli poi fondere in Photoshop in un'unica immagine con un'ampia gamma dinamica. È superfluo dire che le multiple esposizioni vanno scattate collocando la macchina fotografica su un treppiede, in modo da rendere più semplice il loro allineamento tramite software.

 

Per chi inizia adesso a fotografare, tutto questo discorso sulle multiple esposizioni, la gamma dinamica e la fusione in Photoshop può risultare un po' problematico. Per chi è un po' più esperto si tratta di conoscenze elementari. Ogni tipo di informazione al riguardo può essere cercata on-line: ci sono un sacco di tutorial e di forum di fotografia che trattano l'argomento.

 

Si dice che Ansel Adams abbia detto "una foto non si fa con la macchina fotografica, ma nella camera oscura": quanto sono vere queste parole. Oggigiorno non ci sono più umide camere oscure, dato che gli strumenti elettronici le hanno rese inutili. Tuttavia, gli elementi fondamentali per produrre un'immagine in bianco e nero rimangono gli stessi. Dobbiamo trattare i file RAW come se fossero dei negativi, il nostro computer come la sorgente dell'immagine e il nostro monitor come la tela su cui sperimentiamo le diverse tecniche per postprodurre o creare la nostra immagine.

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(Luca Quadrio Photography) and arte bianco black del diable e foto fotografia immagini nero pont raw tarragona white https://www.lucaquadrio.it/blog/2016/2/larte-del-bianco-e-nero Mon, 01 Feb 2016 16:00:45 GMT
Les affiches d'Arles https://www.lucaquadrio.it/blog/2015/8/les-affiches-darles L'Arles da sempre sognata, l'Arles dei quadri di Vincent Van Gogh e della course camarguaise ci si spalanca davanti agli occhi in un assolato giorno di fine luglio. Stiamo tornando dalla Catalogna e facciamo una sosta per riposarci e respirare l'atmosfera dei Rencontres de la Photographie.

Scrisse Joseph Roth nel 1925: «l'intera città ha qualcosa della fredda e antica serenità di un chiostro, e molto della pietra nativa e del marmo vivente. Le pareti, i muri, i monumenti e le rovine diventano vivi soltanto dopo secoli, e sempre più vivi col trascorrere del tempo. Le mura antiche diventano più sonore ogni anno che passa...». In novant'anni, quelle mura non sono soltanto diventate sonore, ma anche luminose e cariche di immagini, così ci viene un'idea forse folle, forse bizzarra: perché non costruire una piccola serie metafotografica che esprima tutta la forza comunicativa dei manifesti che inondano Arles per pubblicizzare le mille iniziative dei Rencontres?

Ve la presentiamo così: come una breve rassegna luminosa ed estiva, ma anche rude e trasandata, un riflesso di quello che ci ha lasciato la nostra Arles, nell'attesa che anche l'avanguardia si trasformi un giorno in cultura ufficiale e si meriti uno strappo deciso.

La colonna sonora che accompagna lo slideshow è una magnifica canzone di Don McLean, Vincent

http://www.lucaquadrio.it/arles/slideshow

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(Luca Quadrio Photography) affiche affiches arles foto fotografia francia galleria immagini impressioni photographie progetti provenza rencontres https://www.lucaquadrio.it/blog/2015/8/les-affiches-darles Fri, 21 Aug 2015 16:20:24 GMT
Una piccola rivoluzione https://www.lucaquadrio.it/blog/2015/8/una-piccola-rivoluzione Una piccola rivoluzione per il mio sito. Da oggi, infatti, non troverete più le immagini disposte secondo un criterio geografico, bensì tematico. Troppo spesso, infatti, mi sembrava di consultare semplicemente una piccola enciclopedia dei miei viaggi europei. Con questa nuova disposizione, sicuramente meno sistematica, spero tuttavia di donare rapide impressioni a chi scorrerà le mie fotografie, in modo tale da suscitare un interesse emotivo piuttosto che conoscitivo. 

Alle tradizioni sezioni di un sito web dedicato alla fotografia, ho voluto aggiungerne una dedicata a piccoli progetti fotografici che vi presenterò in corso d'opera. Spero, infine, che possiate apprezzare anche la scelta delle canzoni che accompagnano le varie pagine.

Buona visione.

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(Luca Quadrio Photography) foto fotografia immagini impressioni interesse musica novità progetti rivoluzione sezioni viaggi https://www.lucaquadrio.it/blog/2015/8/una-piccola-rivoluzione Fri, 21 Aug 2015 14:56:27 GMT